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Mi sono laureato nel 1981,  specializzandomi poi in Medicina Interna, e durante tutta  la mia esperienza professionale, attraverso lo studio e la ricerca, sono stato autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche nel 75% dei casi come primo autore.

Dopo la laurea ho continuato a lavorare per diversi anni presso il Centro Cefalee afferente all’ Istituto di Patologia Medica e Farmacologia Clinica dell’ Università di Firenze diretto dal Professor Federico Sicuteri (Foto 1, con gli occhiali alla mia laurea), il primo Centro Cefalee in Italia ed allora il più importante d’Europa, con l’aiuto di alcune borse di studio fornite da aziende farmaceutiche e con l’attività di guardia medica sul territorio.

Nel 1988 ho accettato tuttavia la convenzione della medicina generale a Montespertoli, luogo di nascita. Nel riflettere a posteriori sulla scelta devo ammettere che questa fu senza dubbio una occasione da non perdere, poiché la carriera universitaria sarebbe stata probabilmente deludente visto che, del folto gruppo di giovani medici che allora lavoravano al Centro, nessuno è riuscito ad essere strutturato e ognuno avrebbe preso la sua strada, e nessuno dei 7 professori associati  sarebbe diventato ordinario, per vari motivi.

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E’ certo che allora il Prof Sicuteri, grande mente, era fra i professori ordinari della facoltà di Medicina dell’Università di Firenze, uno dei pochi conosciuti anche all’estero, ma non aveva le caratteristiche del “barone”. Nei primi anni ’90 la mia frequentazione del Centro Cefalee di Firenze si dirada notevolmente per poi interrompersi. In quegli anni tuttavia non ho mai pensato di fare concorsi ospedalieri, nonostante ne avessi i titoli. Il periodo trascorso presso il  Centro è stato per certi versi affascinante. Si faceva una ricerca sperimentale farmaco-clinica studiando la reattività dei pazienti cefalalgici, ricoverati o visitati ambulatorialmente nel nostro reparto, alla  somministrazone di  farmaci e neurotrasmettitori verosimilmente interessati nei meccanismi delle cefalee. In particolare ricordo di aver somministrato endovena piccole dosi di vari oppiodi per studiarne l’interazione con i neurotrasmettitori, teoricamente implicati nel meccanismo delle cefalee, senza comunicarlo ai pazienti, e quindi senza consenso informato scritto. Lo si faceva tuttavia con una certa apprensione, ma con la  viva aspettativa della risposta. Erano anni di intensa ricerca fatta senza protocolli approvati e consensi informati, che se fatta oggi ci avrebbe portato direttamente in galera.  

Ricordo che per la  letteratura scientifica dovevamo consultare l’Index Medicus, aggiornato settimanalmente nella Biblioteca di Careggi, e che per avere una copia di un articolo scientifico, se non era presente la rivista in biblioteca, dovevamo richiederne un reprint  per posta all’autore dell’articolo, non come negli anni successivi che il tutto si otteneva tramite banche dati online (es  PubMed).

Non so che opinione  il Prof Sicuteri avesse del sottoscritto, anche se mi era giunta voce che ero ritenuto fra i giovani quello con più propensione alla ricerca.  Fatto sta che nel 1984, solo tre anni dopo la laurea, mi ha proposto di partecipare al concorso di Professore Associato nella branca di Cardiologia e Semeiotica Medica (Allegato 1) nonostante le mie perplessità. Ho inviato comunque la domanda e il plico delle pubblicazioni, ma poi chiaramente non mi sono presentato, ben sapendo come sarebbe andata a finire. Certo è che se un giovane medico aveva una predisposizione alla ricerca, come la aveva lui, era capace di invogliarlo su questa strada (Allegato 2).

Conservo ancora copia di spunti di studio a lui consegnati e viceversa il suo articolo più affascinante, con relativa dedica,  sintesi ultima della sua teoria sull’origine centrale, non vascolare periferica, del dolore emicranico, che ho continuato a  sostenere nelle mie pubblicazioni successive (Allegato 3). Devo dire che allora avevo una certa libertà di azione in quanto talvolta  facevo l’esperimento, valutavo i risultati, scrivevo l’articolo scientifico, se non lo scriveva il mio direttore,  e mettevo fra gli autori anche i nomi di alcuni professori associati con cui lavoravo, facendogli leggere l’articolo quando era già pronto ben sapendo che generalmente non erano in grado di giudicarne la correttezza scientifica non avendo valutato la bibliografia concernente l’argomento come avevo fatto io. Fra gli altri ho pubblicato vari articoli sulle due principali ed allora uniche riviste internazionali dedicate alle cefalee, Cephalalgia e Headache. In particolare uno studio concernente la ridotta tachifilassi alla serotonina negli emicranici, uno sulla ridotta sensibilità alla serotonina negli abusatori di ergotamina, uno sulla comparazione dell’attività vasocostrittiva fra triptani ed ergotamina, uno sulla aumentata sensibilità degli emicranici agli effetti collaterali della morfina, uno sulla differenza di genere nella risposta dolorosa alla  sovradistensione venosa negli emicranici, segno di allodinia (https://doi.org/10.1111/j.1526-4610.1994.hed3404194.x,

https://doi.org/10.1046/j.1468-2982.1983.0303139.x,  https://doi.org/10.1046/j.1468-2982.1996.1601037.x).

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Biografia

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Per i 70 anni del
centro Cefalee di
Careggi.

La mia doppia personalità.

Oltre che a vari congressi nazionali, ricordo con piacere la partecipazione al  Migraine Trust a Londra nel 1988 e nel 1992, e al  VIth International Headache Congress a Parigi nel 1993, anni dello sviluppo dei nuovi farmaci antiemicranici (i triptani) allo studio dei quali avevo anche io partecipato (Allegato 4).

Ricordo che già in quel periodo riflettevo sulla mia “doppia personalità”, se così si può dire: mentre il pomeriggio andavo a visitare come medico di famiglia una anziana paziente che viveva da sola in una casa fatiscente nella campagna del mio paese Montespertoli raggiungibile con strada sterrata, riflettevo sul fatto che la mattina  ero a presentare un mio studio al III° Congresso della International Headache Society (IHS), la società scientifica internazionale delle cefalee (Florence Headache ’87) dove ebbi modo di discutere animatamente col mio inglese maccheronico e quindi con esilaranti sogghigni dei miei giovani colleghi, relativamente al meccanismo di azione di uno dei principali farmaci per l’emicrania, la flunarizina, con il farmacologo olandese Professor  Amery della Janssen Pharmaceutica, produttrice della stessa.

E’ stata la prima e unica volta di una mia presentazione in inglese, e da li mi  sono reso conto che senza la padronanza dell’inglese parlato sarei andato poco lontano, essendomi impossibile partecipare e presentare studi ai congressi internazionali e quindi  relazionarmi con la comunità scientifica. Il mio ultimo articolo relativo in qualche modo alla mia attività al Centro Cefalee di Firenze aveva riguardato una mia revisione critica sul ruolo della serotonina nella patogenesi dell’ emicrania pubblicato nel 1997 sulla rivista Cephalagia (Headache induced by serotonergic agonist – a key to the interpretation of migraine pathogenesis? https://doi.org/10.1046/j.1468-2982.1997.1701003.x) dove avevo inserito fra gli autori il nipote del mio ex direttore, che aveva solo fatto revisionare il testo inglese ad un suo conoscente (Allegato 5). Infatti bene o male leggevo l’inglese scientifico e in qualche modo lo scrivevo, ma poi avevo bisogno del traduttore madrelingua possibilmente avvezzo a correggere testi di medicina, che gli istituti universitari avevano nella disponibilità.

Il medico di
medicina generale

Ritornando alla mia attività di medico di medicina generale (MMG) iniziata nel 1988 ho cercato di svolgerla secondo i principi della mia specializzazione, la Medicina Interna, che prevedono l’applicazione delle proprie conoscenze concernenti un po’ tutte le branche specialistiche, nella valutazione del paziente nella sua inscindibile unità, e pertanto un uso corretto delle richieste diagnostico-specialistiche, dell’impiego dei farmaci e delle richieste di ricovero, senza farsi condizionare dalle richieste più o meno improprie (anche se col tempo mi sono accorto che  fra le  principale qualità di un MMG gradite a una consistente parte degli assistiti più che una vera competenza vi era la disponibilità ad esaudire qualsiasi  loro richiesta e uno spirito olistico,  mai avuto), prova ne sia che negli anni sono sempre risultato fra i  medici che hanno avuto una spesa per farmaci e per indagini diagnostiche e una  percentuale di ricoveri  fra le più basse, se non talvolta la più bassa,  della ASL 11 empolese.

Con il tempo sono riuscito ad acquistare anche un elettrocardiografo e anche un holter pressorio per la misurazione della pressione arteriosa delle 24 ore quando neppure l’Ospedale di Empoli lo aveva. Insieme ad alcuni colleghi di Montespertoli fummo fra i primi ad  organizzarsi in Medicina di Gruppo allora prevista dalla Convenzione per i MMG. L’attività di MMG, con circa 1000 assistiti è continuata fino al 2022. Nel periodo della mia attività di MMG ho continuato a svolgere la libera professione per la diagnosi e terapia delle cefalee, visto i trascorsi al Centro Cefalee di Firenze, ed anche a studiare assiduamente le cefalee. Ma il desiderio di ricerca e di studio, che dovrebbero far parte della professione di ogni medico a qualsiasi livello, ricomparve ben presto.

Uno dei messaggi ricevuti nel mio trascorso universitario è stato quello di non dare niente per scontato e assodato, e pertanto nella mia attività assistenziale specialistica ho sempre tenuto conto di certe caratteristiche cliniche particolari o curiose riferite dai miei pazienti, in qualche modo da correlare/confrontare al conosciuto o teorico nel campo della patogenesi delle  cefalee.

I principali problemi della gestione delle cefalee in quegli anni erano universalmente ed essenzialmente riconosciuti in una insufficiente gestione diagnostico-terapeutica delle cefalee da parte dei MMG e conseguentemente uno scarso utilizzo dei farmaci specifici per l’emicrania, i triptani. Approfittando pertanto della collaborazione con il  servizio farmaceutico dell’ASL 11 Empoli, che mi forni i dati, pensai di condurre uno studio farmacoepidemiologico sull’utilizzo di questi farmaci nella popolazione di assistiti della ASL, pubblicato su Cephalalgia nel 2007 (https://doi.org/10.1111/j.1468-2982.2007.01401.x),  che poi sarebbe stato esteso ad una popolazione di altre  ASL in varie regioni di oltre 5 milioni di assistiti pubblicato su Journal of Headache Pain nel 2008 (https://doi.org/10.1007/s10194-008-0020-3), e completato in una successiva pubblicazione su Cephalalgia nel 2010 (https://doi.org/10.1111/j.1468-2982.2009.02001.x ) (Allegato 6).

Da sottolineare l’interesse verso questi dati da parte di multinazionali farmaceutiche come la Merck statunitense, che richiese un’ulteriore elaborazione dei dati e ha replicato (confermandone le conclusioni) lo studio negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei (Germania, Inghilterra, Francia) (Allegato 7).

Sono stati anni di intensa attività scientifica condotta praticamente come MMG (sconosciuta fra i miei assistiti) non avendo a supporto nessuna istituzione, approfittando solamente della disponibilità di Nigel,  un amico locale di madrelingua inglese che disinteressatamente mi correggeva l’ortografia dei testi ma non con linguaggio tecnico-medicale, puntualmente suggeriti di ulteriore revisione linguistica da parte degli editori/revisori delle riviste a cui sottoponevo i lavori per la pubblicazione. Ho inserito fra gli autori, in questi e nei successivi  articoli, oltre ad alcuni farmacisti della ASL empolese che avevano fornito i dati,  anche alcuni colleghi medici che in qualche modo sarebbero stati poi coinvolti in un mio progetto.

Ma quello che allora mi aveva dato ancor più soddisfazione sono state le revisioni critiche di due argomenti caldi e dibattuti concernenti la patogenesi dell’emicrania, in contrapposizione alla teoria periferica vascolare del dolore emicranico allora imperante, che mi sono costati uno sforzo enorme che però non sentivo (l’articolo di revisione comporta la raccolta di tutte le pubblicazioni scientifiche su un dato argomento, la valutazione dei dati, la sintesi, la discussione etc) ma che avrebbero ricevuto un notevole interesse a livello della comunità scientifica internazionale.

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In particolare:

1) pubblicai infatti un articolo a sostegno della teoria centrale del dolore emicranico da sempre sostenuta da Sicuteri,  “Serotonin and migraine: a reconsideration of the central theory, J Headache Pain 2008” (https://doi.org/10.1007/s10194-008-0058-2), fra gli articoli più citati e letti  sull’ argomento “serotonin and migraine”  con oltre 150 citazioni  e  ai primissimi posti ancora oggi (3°) se si cercano questi termini su Google (Allegato 8). Sempre sull’argomento pubblicai un altro articolo  “Migraine pain: reflections against vasodilatation, J Headache Pain 2009” (https://doi.org/10.1007/s10194-009-0130-6) anche esso  a sostegno della teoria centrale e critico sulla teoria periferica vascolare, che lo svedese Lars Edvinsson, uno dei maggiori sostenitori della teoria periferica, e che mi sono accorto essere uno dei revisori dell’articolo, inizialmente ha respinto, con una miriade di meticolose osservazioni, ma che successivamente, a seguito delle mie controdeduzioni, ha valutato di sottoporlo all’editore della rivista  come  meritevole per la pubblicazione (Allegato 9).

2) sempre nel 2008, in seguito alla mia convinzione, supportata anche da una mia  valutazione su un piccolo gruppo di emicranici,  che le bevande alcoliche non avessero quell’importante ruolo scatenante l’emicrania riportato in numerosi studi precedenti, e visto il dibattito riguardante il ruolo dell’alcol di per sé o di altre sostanze contenute nelle bevande alcoliche come il vino (solfiti, tannini, istamina etc), ho deciso di fare una revisione di tutta la letteratura sull’argomento.

La revisione  “Alcohol and  migraine: trigger factor, consumption, mechanisms. A review, J Headache Pain 2008” (https://doi.org/10.1007/s10194-008-0006-1) sarà  da allora citata in qualsiasi articolo concernente il rapporto fra alcol e emicrania, con attualmente oltre 170 citazioni (Allegato 10). In seguito a tale pubblicazione la Società Americana delle Cefalee (American Headache Society) mi ha richiesto nell’ambito del suo programma educazionale per le cefalee una “newsletter” sull’argomento che pubblica online nel 2010, che è stata sempre al primo posto fino ad oggi (anche se ultimamente è stato tolto il riferimento all’autore originale e leggermente modificata)  quando si cerca su Google “alcohol and migraine”, segno di grande interesse da parte dei soggetti sofferenti di cefalea (Allegato 11). L’autore è “Alessandro Panconesi, MD Via Amedeo Bassi 20 Montespertoli”, affiliato a nessun Istituto!!.  Mi ha richiesto inoltre un ulteriore articolo di revisione critica pubblicato nel 2011 sulla rivista Current Pain Headache Report (https://doi.org/10.1007/s11916-011-0184-4) (Allegato 12), che fu considerata “eccellente” e “bilanciata” dall’ International Scientific Forum on Alcohol Research (Allegato 13). In un certo senso, con tali interventi, sono diventato pertanto “opinion leader” a tutti gli effetti sull’argomento (in più di un articolo ho trovato nel testo la dicitura: “as Panconesi sustained”) e la maggior parte degli articoli sottoposti a varie riviste internazionali concernenti l’argomento mi vengono inviati per la revisione e il conseguente giudizio sulla pubblicabilità. Di questi studi se ne parla in uno spettro variabile da Wine Spectator, la più nota rivista internazionale sul vino (Allegato 14), a Metropoli, un giornalino locale in occasione della Sagra del Vino del mio paese.

La Creazione del Centro Cefalee Empoli.

E cosi arriviamo al periodo durante il quale, conscio del grosso problema di gestione delle cefalee a livello di medicina territoriale (MMG) esistente in tutto il mondo, ho proposto ripetutamente alla Direzione della ASL 11 di Empoli di strutturare un Centro Cefalee che fosse di integrazione ospedale-territorio, di collaborazione stretta con il Pronto Soccorso e con varie unità specialistiche, e di formazione del personale sanitario della ASL sull’argomento. Si trattava di un progetto molto ambizioso e nuovo nel panorama della gestione delle cefalee a livello nazionale.

Dopo alcuni anni di titubanza da parte dei responsabili della direzione aziendale della ASL 11 empolese, anche per la difficoltà del mio inquadramento dal momento che il MMG non poteva avere un altro rapporto convenzionale con il Sistema Sanitario Nazionale, ma per i miei trascorsi e per il  fatto che avevo quasi più pubblicazioni scientifiche di tutti i direttori di unità operative dell’Ospedale di Empoli messi insieme, nel 2010 è iniziato un progetto sperimentale, nell’ambito degli accordi aziendali con la medicina generale, grazie alla lungimiranza dell’ allora Direttore aziendale . Il progetto prevedeva un Centro Cefalee in cui l’assistenza specialistica veniva effettuata da una collega della Neurologia e dal sottoscritto MMG, ma specialista in Medicina Interna, ed era una novità assoluta a livello nazionale in quanto era l’unico esempio in cui un MMG effettuava attività specialistica convenzionata (Allegato 15). Grazie alle mie credenziali (membro della SISC, la Società Italiana per lo studio delle Cefalee, dal 1982) e alle mie pubblicazioni il Centro ottenne l’ accreditamento alla SISC al III° (massimo) livello (Allegato 16). E’ giusto considerare che all’epoca in Italia solo 22 centri cefalee erano accreditati al massimo livello, su 110 province. Nello stesso tempo è stato ottenuto l’accreditamento anche dall’altra associazione neurologica per lo studio delle cefalee, l’Anircef. La mia attività nel Centro, nato come sperimentale, è durata fino a tutto il 2021.

L’attività ambulatoriale consistente in oltre 1000 visite all’anno (segno di una notevole risposta da parte della cittadinanza e dei medici),  veniva effettuata nel 75% dei casi dal sottoscritto e nel 25% dei casi dalla collega neurologa, ed afferivano al Centro  assistiti da tutta la regione Toscana e anche  extra regione. A detta di alcuni pazienti era considerato un Centro di “eccellenza”. Era tuttavia netta l’impressione che la mia attività fosse in qualche modo sopportata, e non certamente aiutata, dagli stessi colleghi che, anche se solo dopo ripetute sollecitazione, avevano partecipato in qualche modo alla creazione dell’ organizzazione, pur riconosciuta di qualità.

La mia attività fu effettuata con notevoli difficoltà logistiche e relazionali con l’apparato burocratico della ASL, senza un supporto di collaborazione strutturale, che comportò praticamente l’impossibilità di poter sviluppare buona parte del progetto pensato inizialmente. Probabilmente in altre realtà italiane per un progetto simile le direzioni sanitarie o regionali  avrebbero fatto carte false per una sua completa realizzazione! Nonostante ciò sono riuscito, da solo, ad effettuare una importante ricerca clinica, superiore a quella della stragrande maggioranza di Centri Cefalee Universitari italiani. (Curriculum)

Negli anni del Centro Cefalee ho continuato a pubblicare articoli sull’ argomento alcolici/cefalee compreso uno studio originale sui soggetti cefalalgici visitati al Centro confermante la mia impressione clinica di una bassa percentuale di soggetti emicranici che riconoscono gli alcolici come fattori scatenanti l’attacco emicranico (Pain Medicine 2013,  https://doi.org/10.1111/pme.12127) , e uno studio di revisione (Journal of Neurosciences in Rural Practice 2016, https://doi.org/10.4103/0976-3147.178654) (Allegato 17) quasi copiato da altri, ma almeno con il buongusto di citare il mio nome nel testo (Allegato  18). Con enorme sforzo, se si pensa alla contemporanea attività di MMG con almeno 20 ore di ambulatorio settimanali e di attività specialistica al Centro  con 10 ore di ambulatorio settimanali, sono riuscito inoltre ad effettuare anche un intensa ricerca clinica sulla popolazione afferente al Centro,  presentata in quegli anni in vari congressi, concernente in particolare:

1) la valutazione delle comorbidità nei pazienti emicranici, obiettivo raggiunto effettuando un indagine sulle prescrizioni di farmaci “markers di patologia” e tramite un indagine clinica nei pazienti afferenti al Centro Cefalee presentato fra gli altri all’ 8° Congresso dell’  European Pain Federation a Firenze (Allegato 19).

2) la valutazione delle richieste  di neuroimaging (Risonanza Magnetica, TAC) nei pazienti che erano stati visitati al Centro Cefalee (https://doi.org/10.1186/1129-2377-16-s1-a189). Lo studio aveva un duplice obiettivo:

a) correlare i segni e sintomi di sospetto per una cefalea secondaria, motivo della richiesta di neuroimaging, con i risultati della stessa;

b) valutare l’impatto della stretta osservazione delle linee guida internazionali sulla frequenza di  richieste di neuroimaging.

Lo sforzo per questa ricerca è stato enorme:  ho dovuto rileggere i referti di oltre 1000 assistiti da me visitati, cercare i referti delle successive visite di controllo per trovare i risultati delle neuroimaging precedentemente richieste, contattare i MMG o i colleghi delle radiologie locali  per ottenere i risultati dei pazienti che per vari motivi non erano tornati alla visita di controllo. I risultati hanno comunque evidenziato una percentuale di richieste di neuroimaging inferiore a quella osservabile in qualsiasi altro studio (su popolazione, banche dati di sistemi sanitari, centri cefalee, etc) precedentemente pubblicato a livello internazionale, e inoltre nettamente inferiore a quella dei miei colleghi neurologi operanti nella stessa struttura. Questo è l’unico dato italiano concernente l’argomento, e uno dei pochi pubblicati a livello mondiale (Allegato 20). In quel momento ho ritenuto utile inviare gli articoli alla direzione aziendale dell’ ASL Toscana Centro e regionale,  essendo che in quel periodo, come adesso, si dibatteva fortemente dell’eccessiva prescrizione di neuroimaging non necessarie e si cercava di approntare delle linee guida. In quel  momento ho ricevuto i relativi apprezzamenti, anche per la mia attività assistenziale,  ma nessun successivo sviluppo. Poco male in confronto alla collega cefalologa che presentava una relazione su ”Neuroimmagini e cefalee al 31° Congresso Nazionale SISC a Roma nel 2017, ”, evidentemente dati non farina del suo sacco,  che affermava con sicumera che non esistevano dati italiani al riguardo, non sapendo che nello stesso congresso avevo presentato i miei dati, ahimè accettati solo come poster, e che rimase sorpresa e stupita di fronte alla mia puntualizzazione.

Ma ulteriori sorprese avvengono anche dopo. Infatti nel periodo di mia attività al Centro avevo effettuato a livello nazionale alcune iniziative concernenti il “management” delle cefalee a livello territoriale. Fra le altre:

1) conduttore del Corso Professionalizzante per i MMG “Gestione del paziente con cefalea presso l’ambulatorio del MMG” nell’ ambito del XXVI Congresso Nazionale SISC a Modena nel 2012

2) “Lettura magistralis” su invito al XXIII Congresso Nazionale SISC 2009 a Bari (https://slideplayer.it/slide/605118/)

3) organizzatore e docente, in qualità di coordinatore della SISC  Regionale nel 2015-16, del Congresso Regionale della sezione Toscana della SISC, dal titolo “Management delle cefalee: integrazione ospedale-territorio” tenutosi a Empoli nel 2017.

Nel 2019 un gruppo di lavoro stila un documento “Il percorso e la rete clinica del paziente con cefalea nell’ Azienda USL Toscana Centro” che diventeranno poi le “Linee di indirizzo della Regione Toscana”. Peccato che nel gruppo di lavoro non vi era presenza di nessun MMG,  e che avrebbero avuto la disponibilità di poter usufruire, a parte delle conoscenze scientifiche che non erano poche, dell’esperienza di quello che per oltre 10 anni aveva condotto un Centro Cefalee unico esempio di vera integrazione ospedale-territorio. Ma ciò è concorde con l’ organizzazione burocratica/ politica del governo clinico!!

In conclusione, quel che salta agli occhi è l’aver effettuato durante il mio impegno ufficiale, che era di MMG, una attività di ricerca e di relativa pubblicazione  esclusivamente con le mie forze,  in piena solitudine salvo l’aiuto di un amico inglese madrelingua e talvolta di un collega conoscitore della statistica, posta a giudizio della comunità scientifica internazionale, e apprezzata visto il numero di citazioni e di altri riscontri, senza che nessuno al di fuori dei confini nazionali mi conoscesse direttamente e mi avesse mai incontrato in qualche congresso internazionale.

 

Verosimilmente anche il giudizio dei revisori dei mie articoli è stato obiettivo e non influenzato dalla conoscenza dell’autore come spesso avviene. Ma vedere il mio nome, come ho potuto osservare in una recentissima pubblicazione (Allegato 21), insieme  a quello dei massimi studiosi del 20° secolo della patogenesi delle  cefalee è troppo per uno “scienziato di campagna”!

E’ come essere inserito fra i più illustri economisti (Smith, Keynes, von Mises, Friedman,  Samuelson, Greenspan, Modigliani, etc).

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Specialista in Medicina Interna

Alessandro Panconesi

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Via Bassi Amedeo 20 50025 Montespertoli (FI).

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